Oggi mi trovo, smaccatamente, ad autopromuovere un titolo che mi vede fra gli autori: la nuovissima (dovrebbe uscire ufficialmente domani) Guida al cinema fantascienza della casa editrice Odoya, scritta dal sottoscritto, insieme a Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro. Con questo volume, il trio raggiunge la mezza dozzina di volumi dedicati al cinema di fantascienza (e fantasy) in poco più di un decennio.
Ancora cinema di fantascienza, direte? Sì, perché no?
Il presente volume, infatti, costituisce una sorta di unicum: diviso in due parti, presenta una prima metà dedicata alla storia cronologica del cinema di fantascienza, dalle sue origini fino a Snowpiercer (l'ultimo film che siamo riusciti a inserire prima di consegnare il testo), divisa in tre parti, ognuna affidata a un diverso autore; così, Gian Filippo Pizzo si occupa del periodo che va dalle origini fino a tutti gli anni Cinquanta, Michele Tetro del trentennio Sessanta-Ottanta (fortunello... ha la parte più interessante, quella dei capolavori...) e io del periodo contemporaneo, dal Novanta a oggi.
In questo modo, i lettori possono farsi un'idea piuttosto approfondita (in alcuni casi, molto approfondita) dell'intera storia del cinema di fantascienza, attraverso tre stili di scrittura diversi, ma affini, capaci di combinarsi molto bene fra loro (ormai, scriviamo insieme da quindici anni, e si vede), ma al tempo stesso di differenziarsi in giudizi e preferenze.
Così, limitandomi a parlare della mia parte - che in gran parte non era stata precedentemente affrontata dalle nostre opere, visto che l'ultimo volume parzialmente assimilabile per contenuto si fermava al 2001 - ho potuto colpire senza peli sulla lingua tutte le magagne del nuovo cinema di fantascienza (il sottotitolo del mio capitolo recita "La morte dell'immaginazione"), la sua estrema ripetitività, il suo essere un mero trionfo di effettistica sempre più sbalorditiva, ma capace di lasciare lo spettatore a bocca aperta non tanto per la meraviglia, quanto per gli sbadigli. Ho potuto, in particolare, crocifiggere a ogni pié sospinto l'opera omnia di Roland Emmerich (tanto che il Perù lo ha fatto cittadino onorario per la quantità di guano con cui l'ho ricoperto), ma non solo.
Ovviamente, non ho solo sparato a zero sulla fuffa che imperversa nelle sale, ma ho anche adeguatamente incensato le poche pellicole meritevoli - ancor di più vista l'orribile concorrenza che li circonda e tende ad assimilare tutto il genere, in perfetto stile Borg (non Bjorn).
Questa prima parte è integrata da un gran numero di box, attraverso i quali abbiamo radunato alcuni argomenti che ci sembrava importante evidenziare: così ho potuto inserire parecchi spunti interessanti e curiosi, come i film tratti da videogioco o, il mio preferito, i presidenti americani nel cinema di fantascienza.
La seconda parte del volume, invece, è un'agile e piuttosto completa mini guida a schede sui registi, gli attori, i personaggi, gli sceneggiatori, i soggettisti, etc. di oltre un secolo di fantascienza sul grande schermo. Ci trovate di tutto, da Kubrick a Matheson, da Margheriti a Predator, da Christopher Nolan a Philip Dick, da Jena Plisken a Barbarella, a decine di altri.
Parte dell'ottima collana di saggistica Odoya, segue l'impostazione grafica del precedente Guida alla Letteratura di Fantascienza (volume cui non ho collaborato, ma che consigli caldamente a tutti gli appassionati - e anche ai non appassionati, che potrebbero diventarlo) ed è quindi riccamente illustrato, pur mantenendo un formato e un costo decisamente apprezzabili.
E a fine anno aspettatevi il nostro prossimo volume (che ci vedrà tutti e tre di nuovo in azione, accanto al validissimo Walter Catalano) per la medesima collana Odoya: Guida alla Letteratura Horror...
giovedì 29 maggio 2014
mercoledì 14 maggio 2014
Un film (ogni tanto): Snowpiercer
L'imminente uscita del nuovo volume della premiata ditta Chiavini/Pizzo/Tetro dedicato alla storia del cinema di fantascienza mi ha spinto a qualche visione aggiuntiva. Ecco quindi che posso riprendere, saltuariamente, a postare qualche breve recensione di alcuni dei film di cui parliamo - più o meno lungamente - nel volume.
Iniziamo con quello che da alcuni critici è considerato il film di fantascienza più interessante dell'ultimo periodo: Snowpiercer.
Personalmente il film non mi ha convinto più di tanto: se ne sente troppo la derivazione fumettistica e possiede molti dei difetti (ma anche dei pregi, beninteso) del cinema fantastico europeo, in questo caso miscelato con prospettive asiatiche, che a mio personalissimo giudizio ne guastano la fruizione complessiva, caricandone il gusto di un esotismo prospettico che mi ha lasciato indifferente.
Certamente, il film è pieno di idee abbastanza innovative, a partire dallo scenario apocalittico dell'umanità costretta a vivere su di un solo treno in perenne movimento attraverso i cinque continenti su di un mondo completamente ricoperto dai ghiacci, ma già da qui se ne nota l'eccesso parodistico, l'improbabilità sardonica che ne caratterizza troppe scene, troppe situazioni.
Questa sorta di Titanic su rotaie, dove la classe più povera inscena una rivolta che vorrebbe portare il proprio leader a prendere il controllo della motrice, permette al regista di mettere sullo schermo tutti gli stereotipi del caso, che richiamano in primis Brazil di Gilliam, ma anche Accion Mutante di De la Iglesia e La città dei bimbi perduti di Caro (con più di una strizzatina d'occhio a veri capolavori dei primi anni Settanta, come I sopravvissuti - e in specie il Soylent verde)
In questa salita al Paradiso, attraverso tutta una serie di vagoni simili a gironi infernali, i protagonisti del film si trovano ad affrontare situazioni troppo spesso paradossali e caricaturali per riuscire a colpire nel profondo lo spettatore. Il film è, secondo me, totalmente privo di quella carica eversiva che poteva avere, ma si limita a presentare bozzetti, di qualità mutevole, prima di inaridirsi in un inutile discorso pre-conclusivo simil "Blade Runner" (forse è questo uno dei motivi dell'improprio accostamento fra le pellicole trovato da qualcuno dei critici evocati in precedenza) e trovare compimento in un finale tanto deludente, quanto probabilmente inevitabile.
Le righe precedenti, mi rendo conto, mostrano una mancanza di gradimento da parte del sottoscritto che è perfino superiore a quella realmente provata: in realtà, il film possiede delle sequenze senza dubbio di buon impatto, alcuni passaggi interessanti, e in definitiva si lascia guardare fino in fondo senza storcere eccessivamente il naso. C'è in effetti molto, molto di peggio. Solo che, mi aspettavo qualcosa di migliore.
Iniziamo con quello che da alcuni critici è considerato il film di fantascienza più interessante dell'ultimo periodo: Snowpiercer.
Personalmente il film non mi ha convinto più di tanto: se ne sente troppo la derivazione fumettistica e possiede molti dei difetti (ma anche dei pregi, beninteso) del cinema fantastico europeo, in questo caso miscelato con prospettive asiatiche, che a mio personalissimo giudizio ne guastano la fruizione complessiva, caricandone il gusto di un esotismo prospettico che mi ha lasciato indifferente.
Certamente, il film è pieno di idee abbastanza innovative, a partire dallo scenario apocalittico dell'umanità costretta a vivere su di un solo treno in perenne movimento attraverso i cinque continenti su di un mondo completamente ricoperto dai ghiacci, ma già da qui se ne nota l'eccesso parodistico, l'improbabilità sardonica che ne caratterizza troppe scene, troppe situazioni.
Questa sorta di Titanic su rotaie, dove la classe più povera inscena una rivolta che vorrebbe portare il proprio leader a prendere il controllo della motrice, permette al regista di mettere sullo schermo tutti gli stereotipi del caso, che richiamano in primis Brazil di Gilliam, ma anche Accion Mutante di De la Iglesia e La città dei bimbi perduti di Caro (con più di una strizzatina d'occhio a veri capolavori dei primi anni Settanta, come I sopravvissuti - e in specie il Soylent verde)
In questa salita al Paradiso, attraverso tutta una serie di vagoni simili a gironi infernali, i protagonisti del film si trovano ad affrontare situazioni troppo spesso paradossali e caricaturali per riuscire a colpire nel profondo lo spettatore. Il film è, secondo me, totalmente privo di quella carica eversiva che poteva avere, ma si limita a presentare bozzetti, di qualità mutevole, prima di inaridirsi in un inutile discorso pre-conclusivo simil "Blade Runner" (forse è questo uno dei motivi dell'improprio accostamento fra le pellicole trovato da qualcuno dei critici evocati in precedenza) e trovare compimento in un finale tanto deludente, quanto probabilmente inevitabile.
Le righe precedenti, mi rendo conto, mostrano una mancanza di gradimento da parte del sottoscritto che è perfino superiore a quella realmente provata: in realtà, il film possiede delle sequenze senza dubbio di buon impatto, alcuni passaggi interessanti, e in definitiva si lascia guardare fino in fondo senza storcere eccessivamente il naso. C'è in effetti molto, molto di peggio. Solo che, mi aspettavo qualcosa di migliore.
venerdì 9 maggio 2014
Terra promessa (e non parlo di Ramazzotti...)
Torniamo dopo parecchio tempo sul blog, con la recensione, del sottoscritto, a una recentissima antologia italiana di fantascienza, che merita un po' di attenzione
Terra Promessa
10 racconti sulla "fanta-decrescita"
a cura di Gian Filippo Pizzo
Edizioni Tabula fati - p. 208 - € 16
Tra i tanti temi toccati dalla
fantascienza, quello economico, come sottolinea il curatore di questa
antologia, Gian Filippo Pizzo, nella prefazione alla medesima, non è
certo stato sempre al centro della narrazione: marginale e
collaterale alla trama, lo si è visto comunque accennato in gran
parte delle distopie dello scorso e del presente millennio, sia
quella letterarie che quelle cinematografiche. Questa snella, ma
interessante antologia di racconti di fantascienza italiana, popolata
di nomi più o meno noti dell'universo fantascientifico nostrano (da
Catani a Grasso, passando per Altomare, Ricciardiello, Battisti,
Graziani, Morgando, Abbate, Debenedetti e lo stesso Pizzo), non vuole
certo colmare la lacuna in modo definitivo, ma più modestamente
porre le basi per un'interessante discussione sull'argomento,
affrontato non nella sua complessità ma in un aspetto particolare.
Il tema scelto, cui gli autori hanno contribuito le proprie idee e le
proprie capacità affabulatorie, è quello molto dibattuto e molto
attuale della "decrescita" - che oltre che con l'economia
ha a che vedere con l'ecologia e in definitiva con l'intero assetto
sociale - e le storie che ne sono scaturite, non tutte ovviamente del
medesimo livello, ma dotate in ogni modo di un alto grado di
leggibilità e scorrevolezza, ce ne mostrano uno spaccato
interpretativo, forse un po' troppo ideologizzato, ma comunque
coerente e capace di far riflettere, cogliendo quindi il bersaglio di
quella che dovrebbe essere una lettura non puramente fine a se stessa
e di intrattenimento, ma un alimento per il lettore interessato.
Assistiamo così a diverse visioni del
futuro prossimo venturo, generalmente accomunate da un qual certo
intrinseco pessimismo di fondo (d'altra parte difficilmente
evitabile, se si vuol rimanere all'interno di scenari realistici e
attualizzabili), una serie di cautionary tales
sufficientemente strutturati da non sembrare troppo ripetitivi, dove
l'elemento portante (la decrescita, appunto) gioca spesso (ma non
sempre) un ruolo fondamentale, rare volte assoggettato ad altre
esigenze narrative più classiche (il rapporto genitore/figlio, la
satira, il contrasto generazionale, gli Dei tecnologia e progresso
colpevoli degli scompensi del nostro povero pianeta e dei suoi
indegni abitanti).
Per quanto minoritaria (vi sono tre
sole scrittrici a fianco di sette autori uomini – ma credo che
siano grosso modo rispettate le percentuali realmente esistenti nel
campo della fantascienza italiana, anzi forse lo sbilanciamento della
presente raccolta è favorevole alle donne) la presenza femminile si
segnala per fantasia e capacità di estrapolazione e i racconti della
Debenedetti, della Abbate e della Graziani (in rigoroso ordine di
apparizione) si segnalano come tra i più interessanti della
raccolta.
In definitiva, la presente antologia si
configura quindi come un utile elemento di discussione, un tassello
di letteratura adulta, che invita alla riflessione su quale dei
nostri futuri possibili possiamo in qualche modo evitare.
Restate sintonizzati: torneremo a breve a parlare di altri libri, quelli del sottoscritto, in uscita a giorni
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