mercoledì 6 marzo 2013

Un pulp al giorno: Little children of Murder

Nuovo fascicolo di Dime Mystery, questa volta del marzo del 1940, con un romanzo breve di un autore pressoché sconosciuto, Loring Dowst (noto per una dozzina di opere scritte fra gli anni 30 e 40), e questa volta iniziamo con uno degli shudder pulps più truci che mi sia capitato di leggere finora, una storia che anticipa di una trentina d'anni gli exploitation anni Settanta, e in particolare quelli di Ilsa, la matrona nazista o simil nazista armata di frusta, che ha imperversato in numerose pellicole del periodo. Una delle figure di contorno di questa storia, quella dell'infermiera sado-maso Anya Kemling - che prova piacere nel frustare le povere pazienti di una clinica-orfanatrofio - sembra la vera progenitrice dello statuario emblema dei prison-movies, che hanno giocato un ruolo di primo piano tra le pellicole di serie Z degli anni Settanta.
La trama è relativamente semplice: una coppia di giovani ricchissimi sposi viene coinvolta in un incidente stradale, che vede tra le vittime una giovane donna che sembra essere deceduta dopo un parto traumatico. L'incidente riguarda un gruppo di maniaci uno più depravato dell'altro, che operano di nascosto in un orfanatrofio per carpire a povere ragazze che non saprebbero a chi affidare il figlio sul punto di dare alla luce, i figli stessi per poi venderli - possibilmente prematuri - ai "carnival" viaggianti che popolavano le strade della sterminata provincia americana della Depressione e del periodo immediatamente successivo. Le puerpere venivano eliminate in modo solitamente molto violento (la scena iniziale, lunga diverse pagine, è allucinante quanto a violenza espressa e sottesa, difficilmente sostenibile anche per i lettori odierni - pur scafati da anni di horror fiction come il sottoscritto). Con una serie di collegamenti - che spesso sembrano artefatti e forzati per lo svolgimento della trama - i due sposini vengono a trovarsi preda della banda di maniaci, ma vengono salvati "ex machina" da un nano, attrazione di uno di questi carnival, la cui sposa incinta era stata a sua volta uccisa dal gruppo.
Duro e allucinato, violento e splatter in gran parte del suo sviluppo, il romanzo breve non brilla certo per qualità di scrittura o efficacia della trama (troppi i momenti in cui si sente troppo lo sforzo dell'autore per tenere la storia entro binari che la portino alla fine, senza tener conto degli scossoni che il treno-trama deve subire per arrivare alla stazione), ma è indimenticabile per alcune sequenze allucinate, di una straordinaria cattiveria e perversione, anticipatrice in tutto e per tutto delle pellicole di Ilsa di cui parlavo sopra (intraviste in passate a spezzoni). Non so se i due sceneggiatori del film "Ilsa la belva delle SS", antesignano della serie, John Rayton e John Saxton, abbiano letto questo racconto, ma le somiglianze fra l'infermiera del romanzo in esame (e le sue perversioni sessuali) e la Dyanne Thorne interprete di Ilsa sono straordinarie, quasi troppo incredibili per essere solo una coincidenza... Chissà se qualcuno potrà far luce su questo enigma?

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