martedì 3 dicembre 2013

Quando Equitalia incontra il Bardo: Repo Men

Nell'ambito dei recuperi cinematografici impostimi dai vari progetti editoriali in corso, l'altro giorno mi sono visto un film forzosamente truzzo, che merita qualche parola (anche per spiegare il titolo curioso di questo post).
Repo Men narra le vicende di un "recuperatore" di crediti del futuro prossimo venturo (ormai unanimente mostrato come negativo e distopico dalla cinematografia contemporanea), che lavora per una corporazione dedita alla produzione di organi vitali sintetici (cuore, pancreas, fegato, etc.), che vengono venduti ai clienti, con la clausola che, in caso di mancato pagamento entro 90 giorni dall'innesto, un "recuperatore" riprenderà l'organo dall'ospite umano, senza peritarsi di chiederne il permesso e quasi sempre con conseguenze letali per l'incauto acquirente.
Il nostro eroe (Jude Law) è uno dei migliori nel mestiere, ma per un sabotaggio orchestrato dal "miglior amico" (un buon Forrest Whitaker), finisce in coma e viene salvato soltanto grazie all'innesto di un cuore artificiale, generosamente venduto dalla corporazione stessa, nella persona del "capo" (un ottimo Liv Schrieber). Il recuperatore si troverà quindi ben presto - vista l'impossibilità di pagare l'esosa quantità di denaro richiesta dalla corporazione - a vestire i panni della preda e si troverà coinvolto in una moderatamente appassionante avventura, nel tentativo di arrivare a chiudere la pratica con il fisco, per così dire, senza rimetterci la vita. Finale a sorpresa (insomma, neppure poi tanto, dai), che evito di raccontare per chi volesse vederlo (si può buttar via il tempo in modo peggiore).
Come vedete, quindi, la trama richiama vagamente il Mercante di Venezia di Shakespeare, mentre le connessioni con Equitalia sono lampanti. Il film vivacchia un po' troppo per i miei gusti, indeciso su quale tonalità prendere, con numerose scene inutilmente splatter, francamente fumettistiche, qualche sequenza invero azzeccata (con un attore più truzzo di Law - tipo Diesel, tanto per buttare lì un nome che ci avrei visto bene - la sequenza del combattimento nel corridoio della corporazione poteva assurgere a top ten del genere, così come è visivamente accattivante la sequenza del combattimento nel laboratorio), e un senso di già visto di fondo che lascia galleggiare il prodotto in un mare magnum di fanta-azione dozzinale, che non guasta assaporare se si è dell'umore giusto (ieri lo ero solo in parte).
Ai prossimi consigli cinematografici (probabilmente datati, vista la fase di recupero per lavoro in cui sono immerso).

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