domenica 2 marzo 2014

Un pulp al giorno: Last Flight of the Damned

Finalmente riapre questa rubrica, grazie a un nuovo pulp inviatomi da Radioarchive per il proofreading.
Si tratta del numero 1 della seconda serie di Battle Birds, datato 1940, uno dei numerosi pulp aviatori che imperversarono nelle edicole americane fra la fine degli anni Venti e la prima metà dei Trenta, che ebbero una breve ripresa durante il secondo conflitto mondiale, adattando gli argomenti - in precedenza quasi esclusivamente limitati alla Prima Guerra Mondiale - al nuovo scenario planetario in corso di mutamento.
In questo primo numero, le storie sono ancora legate al conflitto sulle trincee e in generale al temporalmente breve intervento statunitense nel medesimo.
Il racconto di oggi è scritto da una delle firme di punta del genere, Robert Sidny Bowen, ed un classico del modo di fare narrativa dei pulp non di primo livello: scrittura scialba e forse neppure riletta, idea generalmente derivativa, capacità affabulatoria limitata ma ben inserita in un contesto standard capace di richiamare lettori. Si tratta di caratteristiche comuni, se ci pensiamo bene, a buona parte dei telefilm odierni.
Comunque sia, il racconto in esame racconta le vicende di un coraggioso - e come altrimenti? - capitano dell'aviazione americana che si trova coinvolto contro l'ultimo ritrovato della scienza militare teutonica, una sorta di raggio laser ante litteram, capace di schiantare in volo numerosi aerei alleati. Trovatosi di fronte al consueto scienziato pazzo e al solito cavalleresco rivale tedesco su Fokker bianco e arancione (una bella livrea, in effetti), il nostro eroe scoprirà la base nascosta da dove opera il curioso marchingegno (praticamente come quando in un gioco di ruolo il GM mette una gomma sopra il punto della mappa che non vuole si esplori) e dopo alcune improbabili peripezie, avrà la meglio. Tutto molto scontato e tutto in realtà piuttosto mal scritto, tanto che mi meraviglio non poco del successo del suo autore, brillante soltanto in alcuni passaggi di combattimento aereo (che d'altra parte devono essere il pezzo forte di un tale prodotto narrativo).
Nonostante questi limiti, oggi assolutamente visibili e non scusabili, il racconto si lascia leggere sino in fondo, pur nella sua scontata banalità, perché possiede - e si sente ancora oggi, invece - tutto il fascino della narrativa pulp e ne rappresenta un esempio medio assolutamente in linea con il tenore del genere in esame.
Nei prossimi giorni vedremo cos'altro ha da offrire questo numero di Battle Birds.

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