sabato 13 luglio 2013

Un pulp al giorno: Satan's five Days

Ah, che bello tornare dopo una pausa abbastanza lunga, alle solite stupide assurdità degli shudder pulps e alla morbosità adolescenziale che massimamente li caratterizza!
Stavolta ci occupiamo del numero di agosto/settembre del 1938 della mitica Horror Stories, e il primo racconto scelto per la nostra analisi è Satan's Five Days, scritto da Henry Treat Sperry (autore estramente prolifico nel decennio della Grande Depressione, in campi alquanto variegati, ma principalmente negli shudder pulps, appunto). La trama è presto detto: alcune zone sperdute del profondo nord degli Stati Uniti, prima nello stato di Washington, poi nel Montana, sono letteralmente spazzate via da una misteriosa ondata distruttiva che elimina completamente ogni forma di vita, animale o vegetale, dalla zona colpita, lasciando soltanto le ossa dei cadaveri. L'azione si ripete ogni sera su scala sempre più vasta e ogni volta dei messaggi lasciati da curiosi araldi che subito muoiono suicidi invitano il governo statunitense e tutte le autorità federali alle dimissioni di massa, per lasciare posto al nuovo governo dell'Imperatore del Mondo.
Un ranger forestale, Pete Long, si trova coinvolto nella vicenda, scopre casualmente il covo del Frate Nero (così si fa chiamare il sedicente nuovo sovrano mondiale, uno straniero - probabilmente medio-orientale dalla descrizione sommaria che ne viene data - curioso particolare su cui torneremo in seguito) e anche che la devastazione è provocata da miliardi di strane formiche corazzate; sfuggito alla cattura una prima volta, il ranger viene preso una seconda volta quando cerca di salvare la ragazza che ama, ma, grazie a un prodotto contro le vespe che casualmente portava in tasca, riesce a isolare il proprio corpo e quello della compagna dalla minaccia delle formiche, respinte dall'odore, e con la collaborazione del completamente demente Frate Nero (che, temendo che l'uomo possa liberarsi dalla vasca di vetro contenente le formiche assassine dove era stato gettato con la ragazza, non pensa di meglio che sparargli, mandando in frantumi l'unica parete che lo divideva dalla morte immediata, che puntuale si verifica). Una medaglia al merito per l'eroico ranger chiude l'inaudita e improbabile vicenda.
Aldilà delle incongruenze di trama, alla faciloneria con cui tutto quanto si svolge, alla demenzialità del comportamento di buona parte dei personaggi, la storia contiene in sé tutto quanto rende "pulp" la narrativa pulp, nella sua totale e ingenua follia.
E' estremamente curiosa per la scelta dell'avversario (probabilmente un medio-orientale, appunto) e per il monito che la sottende, esplicitato dalle parole finali del Presidente, verso un'organizzazione terrorista che si nasconde all'interno stesso del Paese, dormiente da tempo ma sempre pronta a colpire contro il Difensori della Libertà. Retorica a iosa, ovviamente, negli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale, ma strani, quasi strabilianti presagi di quanto sarebbe successo oltre settant'anni dopo.
Due parole sull'aspetto più propriamente "shudder" del racconto: se la minaccia delle formiche assassine sembra banale e poco probabile (la spiegazione di come funzioni il meccanismo per farle funzionare a comando per brevi periodi di tempo è alquanto labile e fumosa), mi lascia indubbiamente perplesso il fatto di scoprirvi clamorosi punti di raccordo con un mio racconto inedito risalente al 1983, intitolato appunto "Formiche" e, straordinariamente, ambientato nel Montana... che il fantasma di Treat Sperry si muovesse in  me a mia insaputa?

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