sabato 13 aprile 2013

I dolori del giovane Norman

Se il cinema da ormai un lunghissimo periodo sembra mummificato su se stesso, in un vorticoso ripetersi di remake, rifacimenti, sequel, imitazioni di quanto già fatto in passato (quasi sempre con risultati parecchio lontani dall'originale, se non realmente obbrobriosi), pare che anche la televisione si accinga con sempre maggior insistenza a seguirne le spente orme.
Non parlerò in questo blog del "prequel" di Sex and the City (The Carrie Diaries), dal momento che, non avendo praticamente mai visto l'originale, mi sembrerebbe pretenzioso e fuori luogo analizzarne il parto recente, ma adesso di Bates Motel e nel prossimo futuro di Hannibal.
Cosa sia saltato in mente agli sceneggiatori hollywodiani di andare a recuperare un'icona assoluta del genere horror (per quanto il film non sia prettamente tale, e sia piuttosto da considerare un thriller, è divenuto tale per tutto l'immaginario collettivo e le miriadi di libri dedicati al genere da me più amato, che immancabilmente scelgono uno dei suoi fotogrammi - almeno - per metterlo sulla copertina o in una delle pagine più significative del volume) quale Norman Bates, per rifilarci una serie televisiva (che purtroppo so aver già ricevuto la green light per una seconda stagione...) dedicata alle sue gesta - o meglio all'origine delle sue gesta - ma in un contesto contemporaneo fatto di spider ultimo modello e smartphone connessi alla rete, francamente non so dire. Credo che difficilmente si sarebbe potuta effettuare una scelta più infelice (almeno per i puristi del genere, quale in questo caso mi ritengo di essere).
Se l'inizio del pilot, con il rinvenimento del cadavere in cantina del padre del giovane Norman (adolescente di 17 anni), apparentemente defunto per un malore o un incidente, ci può anche stare, così come l'introduzione del protagonista principale della trama, ovviamente la madre, dopo pochi minuti passati a chiedersi dove intendessero parare quelle sequenze iniziali, l'introduzione di telefonini ultima generazione, di un manipolo di ragazzotte ricche e viziate del mondo moderno e di party selvaggi a base di tecno e di droga, fanno subito venir voglia di spegnere tutto e rivoltarsi nella tomba insiema al povero Robert Bloch (e anche indubbiamente al vecchio Hitch).
Non intendo rivelare in quest post gli altri avvenimenti dell'episodio pilota, tutti rivolti a costruire un plot che possa portare come conseguenza ultima alla follia di Norman e al suo successivo tramutarsi in un killer seriale (ammesso che in questo telefilm poi lo diventi... a parte la mitica casa - rimasta tale e quale con altra folle discronia degli sceneggiatori, piuttosto idiota a dire il vero, nonostante il tentativo di spiegazione - non c'è molto di simile fra questo Norman e quello interpretato da Anthony Perkins e per sempre legato a quella interpretazione e a quella pellicola - nonostante l'abominio di Van Sant e i discutibili sequel dell'originale, almeno sempre con Perkins), ma posso soltanto definirmi completamente disgustato, ben più che semplicemente deluso, da questo insulso, insipido, lezioso e lecchino passaggio al medium televisivo di un film che ha semplicemente fatto la storia del cinema tout court e di un personaggio che non meritava certo di venir ridotto in questo modo. Temo anche che il proseguio della serie possa provare ad avanzare spiegazioni del Norman che abbiamo visto al cinema, quando non si spiega un'icona, non si psicanalizza un mito: Norman Bates è come Jason Voorhes, Freddy Kruger, Michael Myers. Non lo si spiega, non lo si discute: lo si ama e basta, come personaggio straordinario, con un solo volto (Perkins) e un solo film (Hitchcock). Tutto il resto è - come minimo - noia.

2 commenti:

  1. Ho evitato accuratamente la visione.

    Penso l'idea di base sia quella di cavalcare i successi di Dexter usando un personaggio già noto.

    RispondiElimina
  2. Pur avendo visto solo poche puntate di Dexter, direi che questo Bates Motel ne è lontano anni luce. L'ho trovato realmente inguardabile

    RispondiElimina