mercoledì 9 gennaio 2013

You say you want a REVOLUTION...

No, non parleremo dei quattro di Liverpool, ma di una nuova (relativamente tale) serie televisiva di fantascienza, a breve anche sui nostri schermi. Di nuovo un telefilm?, direte. Sì, e non per rubare il mestiere agli ottimi Lapo e Chiara e al loro bel blog http://seriepocoserie.blogspot.it/ (cui mi onoro di collaborare), ma per ora è quello che passa il convento. A breve inizierò a parlare di narrativa popolare anni Venti e Trenta, per introdurre il lavoro che mi appresto a svolgere (con altri amici) nei mesi (auspicabilmente, anni) futuri, ma voglio prepararmi bene, non scrivere parole a caso.

In questi giorni di fine vacanze e con ancora molte delle serie che seguo ancora ferme ai box a smaltire pandori  anche Oltreoceano (Melegatti, come insegna la pubblicità), è giunta l'ora di tirar fuori dal cassetto... pardon, dalla chiavetta usb, il pilot di una serie che ha già riscosso un discreto consenso (a quanto sento) di pubblico a opera degli Ammerigani (con 2 emme e la gi, perché il telefilm, come sentirete è molto, molto, molto, "ammerigano"): Revolution (titolo evidentemente preso dalla celeberrima canzone dei Beatles, visto che nei titoli c'è anche un gioco di parole con "Evolution" - termine che compare nella seconda strofa del testo - ma potrebbe anche essere solo un caso, vista la banalità della rima).
Due parole sulla trama (per ora ovviamente solo abbozzata): un bel giorno sparisce dal mondo ogni forma di energia (quella elettrica, ma anche batterie, motori, etc) e l'umanità torna a prima della rivoluzione industriale. Con un flashforward di 15 anni, seguiamo le vicende di una famiglia (fratello e sorella tardo adolescenti, e matrigna cinica e feroce, che gira con del whisky avvelenato da offrire a eventuali banditi incontrati per strada...) costretta a fuggire dal pacifico villaggio dove vivono dalla milizia del governo Monroe (una delle tante repubbliche in cui sono rinati i nuovi States dopo la catastrofe), in cerca dello zio Miles (un ex sergente dei marines, in confronto al quale Ezio Auditore è un novellino nel maneggiare spade e coltelli, come dimostra una - discreta, anche se molto Hong Kong style - scena della parte finale del telefilm, dove affronta e sconfigge praticamente da solo una dozzina abbondante di avversari - che, ovviamente, pur armati di balestre e fucili - su questi torneremo dopo - si dimostrano incapaci di usarli e preferiscono farsi scannare in corpo a corpo). Oltre a questo, il pilot fornisce alcuni altri spunti di sviluppo di trama che ovviamente saranno seguiti, immagino, nelle puntate successive.
Ci troviamo di fronte, quindi, all'ennesimo telefilm post-olocausto o simile, dopo Walking Dead (del quale per adesso ho potuto vedere purtroppo solo il pilot della prima serie, causa eccessiva sensibilità della consorte, ma spero di rimediare in futuro) e Falling Skies (del quale ho visto il pilot, e mi è bastato), con premesse diverse, ma sviluppo immagino similare. In realtà, la cosa cui più somiglia è il bistrattato film di Costner L'uomo del giorno dopo (ovvero The Postman, dal bel romanzo di David Brin), che invece a me non era dispiaciuto.
L'impressione iniziale non è malissimo, anche se ci si muove su strade percorse tante e tante volte, sia nella fiction narrativa sia in quella televisivo/cinematografica (per non dire videoludica - Fallout?!?). Molti dei volti presentati sono praticamente sconosciuti (come la protagonista femminile, somigliante alla Kirsten Stewart della saga di Twilight... sarà un caso che il protagonista maschile, il Miles "EZio Auditore" di cui sopra sia quel Billy Burke che nella saga licantropo-vampirica della Meyer è il padre di Bella?!? Bah! Misteri del casting...), ma si rivede nel ruolo del capo dei miliziani a caccia della famigliola quel Giancarlo Esposito che in Once Upon the Time è l'incarnazione dello "specchio, specchio delle mie brame" della Regina Cattiva, e, soprattutto, nel ruolo del "cattivo" Monroe (altro sergente dei marines, compagno d'armi di Miles) quel David Lyons che avevo indossato i panni dell'eroe mascherato di The Cape, nella sfortunata serie televisiva di un paio di anni or sono, caduto sventuratamente sotto i colpi dell'ascia dell'audience.
Il pilot e l'ambientazione pullulano di altri difetti più o meno gravi (per esempio, perché fra le varie cose che smettono di funzionare ci sono anche le armi da fuoco moderne, tanto che i miliziani rispolverano improbabili fucili ad avancarica dei tempi della Rivoluzione Americana (oops... Ammerigana)?? Perché è più figo, o perché c'è dietro una spiegazione logica? Sono curioso di conoscerla...), ma le improbabilità storiche o gli errori marchiani affollano da sempre la cinematografia mondiale (ammerigana in particolare...) e nonostante questo, tappandosi bocca, orecchie e naso (lasciamo aperti almeno gli occhi, e spegniamo il cervello) si riescono a vedere - divertendosi anche - film come Il Gladiatore e (sfioro l'eresia... preparate il rogo) Troy.
Sospendo quindi il giudizio su Revolution, in attesa di vedere se varrà la pena vedere qualche altra puntata al rientro in massa delle serie di ritorno dalle vacanze (sono già in attesa delle ultime puntate della stagione di Haven, del ritorno di Castle, Criminal Minds, Elementary, Arrow e - ebbene sì, alimentate il rogo già allestito in precedenza - Glee), ma non ne sentirò troppo la mancanza se poi non potrò farlo.

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