martedì 12 febbraio 2013

Il classico della settimana: Diplomacy

Oggi inauguro un'ulteriore rubrica, che spero possa raccogliere il plauso dei miei lettori: il classico della settimana (indicazione temporale mooooolto indicativa, visto che talvolta infittirò le uscite, diradandole in altre occasioni - questo blog non è fatto per scadenze precise!), dedicato di volta in volta a un gioco, un libro, un film, un fumetto, un disco, che hanno fatto la storia del genere.
Iniziamo, con il progenitore del wargame moderno: Diplomacy.Nato addirittura negli anni Cinquanta del secolo scorso, Diplomacy è un gioco strategico diplomatico ambientato nell'Europa immediatamente precedente al primo conflitto mondiale, per 2-7 giocatori (ovviamente, visto che la base del gioco sono la trattativa diplomatica e le pugnalate alla schiena degli altri giocatori, più si è, più ci si diverte).
La plancia del gioco è divisa in numerose zone di terra e di mare, dove i giocatori manovrano le poche pedine a disposizione, che rappresentano eserciti o flotte. Il gioco procede in maniera molto semplice: ogni unità può muoversi di uno spazio o restare ferma; se si muove, può dichiarare un semplice spostamento in zona libera o assalire una zona occupata da un avversario; se sta ferma, può supportare l'attacco o la difesa di un'unita amica (o momentaneamente alleata). Dal momento che il gioco non prevede l'uso di dadi o di tabelle per la risoluzione del combattimento, l'unico modo di conquistare terreno è ottenere la superiorità numerica nella zona dove ci si vuole spostare. Per far questo, dopo pochissime mosse è assolutamente necessaria la collaborazione di uno o più compagni/rivali. Ah, dimenticavo: il gioco prevede una risoluzione delle mosse in contemporanea, e gli ordini alle proprie unità vanno dati per scritto.
Perfetto per il gioco online in tempo reale, attraverso le chat, il gioco si sviluppava ben presto come perfetto gioco postale (ben prima di quello della Terra di Mezzo, che almeno alcuni di voi avranno giocato ruotando attorno a Stratagemma, grazie alla splendida iniziativa di Alessandro Ivanoff e della Das Production, e alla sconfinata passione e capacità di reclutamento - altro che il vecchio Zio Sam con il dito puntato! - dimostrata all'epoca da Mirella Vicini - nonostante un disdegno iniziale neppure troppo nascosto - e molti altri) e per decenni si è diffuso in tutto il mondo come tale, prima di passare alla versione telematica della posta (anche per l'oggettiva difficoltà della partita face to face, visto l'alto numero di giocatori richiesto e il continuo parlamentare fra giocatori, che richiede stanze separate - o comunque enormi saloni - per le trattative e tempi biblici per giocare)
Semplicissimo nelle basi, il gioco possiede un fascino del tutto particolare e senza dubbio è stato una pietra miliare nel genere wargamistico, pur non essendolo veramente.
Personalmente, ricordo di aver avuto occasione di giocare poche volte partite con un numero sufficiente di giocatori (ne ho giocate tante in 2-3 giocatori, ma è tutta una cosa diversa, poco divertente), e di essermi infuriato più volte (bisogna giocarlo con lo spirito giusto, altrimenti è un gioco distruggi amicizie). Ammetto di non averlo mai amato in modo particolare (non sono fatto per doppiogiochismo e pugnalate alla schiena - sarei un pessimo giocatore di poker, credo), ma non posso non riconoscerne l'importanza e i meriti (tanto che è stato comunque il primo wargame in scatola che abbia mai comprato da solo, nel 1982, nel mitico scantinato - per così dire - della Marzocco di Firenze, autentico ricettacolo di gioielli preziosi in quel periodo, all'indomani del fallimento della SPI - nell'edizione della Mondadori Giochi).
Innumerevoli le sue filiazioni, fin dai primi tempi (ricordiamo almeno Machiavelli della Avalon Hill, per l'ambientazione rinascimentale), nessuna delle quali riesce però a competere con l'originale (anche se può risultare più interessante e completa). Diplomacy è un po' come gli scacchi: lo si impara velocemente, difficilmente se ne diventa padroni assoluti e si trovano sempre nuove sfide, nuove strategie, date dalle molteplici sfaccettature dell'animo umano, per natura propenso al tradimento per interesse (visione forse un po' pessimistica della natura dell'uomo, ma temo fondamentalmente vera).
E' tutto per questa volta, tornate a trovarci per altri "capolavori" del genere!

Nessun commento:

Posta un commento