mercoledì 6 febbraio 2013

E chiamiamola Roma!

Molto in ritardo rispetto ai tempi di uscita, approfittando dei frequenti turni notturni di lavoro di Giulia, ho iniziato a vedere una serie televisiva dedicata alla fase finale di Roma Repubblicana, al lungo e controverso periodo delle guerre civili: Rome.
Pur sapendo dell'esistenza di questa serie (nella quale ha peraltro posto lo zampino in varie forme anche il grande John Milius), l'avevo sempre un po' snobbata, sia appunto per una qual certa puzza al naso - da cultore della materia - nei confronti di una serie televisiva americana (o ammerrigana, per tenerci in tono), sia perché a Giulia non poteva fregare di meno di vederla (e avevamo decine di altri telefilm da seguire); poi, in modo quasi casuale, dietro consiglio di uno dei miei allievi (facendo seguito a una chiacchierata riguardo al romanzo su Cesare e i marziani, di cui forse avete letto in un post di qualche tempo fa), mi sono deciso a vederla, e ho visto quindi la prima puntata.
Come immaginavo, il mio rifiuto preventivo non era del tutto ingiustificato (anche perché nel frattempo, in realtà, avevo visto qualche puntata della prima serie di Spartacus, restandone convinto il giusto, insomma): se si sorvola sulla scarsa attendibilità storica di molte delle cose che si vedono nella prima puntata e si lascia passare sotto silenzio la strana compressione degli eventi che viene fatta (tra la resa di Vercingetorige e il preludio al dado è tratto passono un paio d'anni), il telefilm si lascia giusto giusto vedere, senza sollevare entusiasmi esagitati e nemmeno la voglia di prendere un forcone e inseguire con furia omicida gli autori. Le cose che senza dubbio mi lasciano più perplesso sono la caratterizzazione dei personaggi e la scelta degli attori per interpretarli: in particolare, stonano incredibilmente le caratterizzazioni di Catone (che nella realtà avrebbe avuto meno di 50 anni e qui è presentato come decisamente anziano) e Cicerone (che avrebbe avuto 55/56 anni e nella fiction sembra decisamente molto più giovane), ma lo stesso Pompeo Magno sembra molto più vecchio di quanto non fosse, Bruto un po' troppo giovane, Ottaviano Augusto era ancora un bambinetto (era nato nel 63, quindi avrebbe avuto al massimo 13 anni al momento del suo improbabile viaggio in Gallia (nella realtà ne fece uno verso la Spagna, ormai diciassettenne, nel 46  a.C. per raggiungere lo zio) e non gli alcuni di più che dimostra il protagonista del serial. Insomma, direi che non ci siamo sotto nessun punto di vista.
Se invece ci si distacca maggiormente dal realismo storico e si osserva il telefilm nel suo svolgersi a prescindere, Rome si lascia vedere, non eccede (come il successivo Spartacus in effettacci da videogame - almeno per ora), e scorre abbastanza piacevole.
Immagino di dovergli dedicare ancora qualche puntata, prima di cassarlo del tutto o rivedere parzialmente in meglio, il mio giudizio fin qui sospeso.

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