lunedì 25 febbraio 2013

Un pulp al giorno: The circle of Zero

Torniamo a parlare di Weinbaum, con un altro dei miei racconti preferiti, un piccolo gioiellino semisconosciuto in Italia (unica apparizione sul numero 1 di Robot Speciale, nel 1978): The circle of Zero, apparso per la prima volta sul numero di agosto del 1936 di Thrilling Wonder Stories.
Pur con personaggi diversi, e con note più malinconiche, il racconto si avvicina alle storie di Van Manderpootz, in quanto tra i protagonisti ci sono un eccentrico professore (dal profetico nome di Aurore de Neant), un suo vecchio studente, ridotto sul lastrico dalla crisi del '29, e la figlia del professore, futura sposa del suddetto.
L'incipit - un detto cinese (di cui non conosco la reale esistenza, peraltro) che recita
"Se ci fosse una montagna alta un migliaio di miglia e ogni mille anni un uccello la sorvolasse, limitandosi a sfiorarne la sommità con la punta di un'ala, con il trascorrere di un numero inconcepibile di eoni, la montagna sarebbe completamente consumata. Nonostante questo, quell'epoca immensa non sarebbe che un secondo se confrontata con l'eternità..." - mette subito il lettore dell'umore giusto, per affrontare una storia basata sul tempo e sull'utilizzo del viaggio nel tempo per modificare il presente. Il professore, infatti, convince il giovane di aver trovato il modo, attraverso i vari stadi dell'ipnosi, per farlo viaggiare nel tempo, in uno degli infiniti mondi futuri che si sono già tutti verificati (visto che ritiene il tempo una concezione circolare, dove passato, presente e futuro si trovano su di un unico piano, e l'infinito racchiude infinite volte ogni possibile combinazione di atomi ed elementi, capace di riprodurre una persona e il suo mondo, in tutte le possibili sfumature), in modo da trovare il modo di superare il disagio attuale e vivere una vita ricca e felice con la fidanzata. Andrà esattamente come previsto, perché il giovane saprà sfruttare una finta ripresa del mercato azionario, per comprare a poco e vendere a tanto un pacchetto azionario, e poi vivere di rendita, secondo quanto aveva visto in una delle visioni oniriche dei suoi stati ipnotici. Ma per avere i soldi per l'acquisto, sarà lo stesso professore, per il bene della figlia, a uccidersi, per far incassare loro i soldi dell'assicurazione. Quando tutto sarà andato per il verso giusto, la figlia dirà al futuro marito, che il padre gli aveva sussurrato nel dormiveglia, tutto quanto lui aveva creduto di vedere in sogno! Eppure, tutto era andato come aveva visto.
Enigmatico, romantico, ricco di trovate linguistiche straordinarie (come "reincarnazione", che diventa "re in carnatione", ovvero, "dalla cosa nel garofano"!), è un racconto senza dubbio minore, ma che da sempre ha un posto speciale nel mio cuore di appassionato (essendo stata una delle mie prime letture in assoluto, di giovane nuovo adepto della fantascienza, all'inizio degli anni Ottanta, poco dopo le mie prime letture di Urania). 
Ne risentirete parlare, se seguirete questo blog anche in futuro

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